DI CORTE IN CORTE


MARCIANO DELLA CHIANA - Torre

anonimafrottolisti-637x320

Ore 21:15

Presentazione Disco DI CORTE IN CORTE
Ensemble Anonima Frottolisti 

Kateřina Gannudi arpa e voce
Luca Piccioni liuto e voce
Simone Marcelli claviciterium, organo portativo, voce
Emiliano Finucci voce, viola da braccio
Mauro Presazzi voce
Massimiliano Dragonidulcimelo e percussioni antiche
Alessio Nalli flauti, bombarda, ceccola
Luigi Germini trombone rinascimentale
Saverio Zacchei trombone rinascimentale

Ingresso gratuito con prenotazione obbligatoria del posto

Info Festival e prenotazioni
Officine della cultura
tel. 0575 27961 – 338 8431111
biglietteria@officinedellacultura.org

Prevendite

Officine della Cultura
tel. 0575 27961 – via Trasimeno 16, Arezzo
Circuito BoxOfficeToscana / TicketONE

Lo splendore e l’eredità culturale dell’Umanesimo, racchiude una complessa rete di intuizioni e di “rivoluzioni”, – spesso regionali o sviluppatesi in aree geograficamente e politicamente ben delimitate-, della “cultura” e della sua rappresentazione nella società: una teatralizzazione della realtà senza limiti, dove ogni gesto, simbolo, comportamento, si trasformano in componenti attivi della grandezza e della bellezza della “Corte” e dei suoi “attori” principali.
L’Umanesimo di Anonima Frottolisti, è quello musicale, artistico e culturale, sorto dall’esperienza del mecenatismo sviluppatosi tra XV e inizio XVI secolo, uno spaccato dell’estetica e delle esigenze di rappresentatività dell’epoca, espresse dagli intellettuali e dagli artisti, per i loro Signori e le loro corti più ampie: dagli Sforza agli Este, Gonzaga, Dovara, Borgia, Aragona, Medici, Farnese, Malatesta, Da Carrara, Montefeltro e della Rovere, etc. . Queste, formate appunto da musicisti, pittori, scultori, danzatori, poeti e scrittori che corrispondevano spesso alle cariche politiche di ambasciatori, esperti militari, si distinguevano e “rincorrevano” nell’ideale della perfezione rispetto alla classicità e alla ricerca del bello: la corte, quindi, come spazio nel quale il “principe” o il signore agisce e dove egli è circondato da artisti e collaboratori che ne accrescono l’entourage nelle relazioni politiche, sociali, intellettuali ed estetiche.
Le testimonianze storiche, le cronache, gli scambi epistolari, manoscritti e prime stampe musicali, documenti notarili, affreschi e iconografie, raccontano un’epoca ricca di musica, erede del Medioevo e delle sue innovazioni, traghettatrice culturale per l’epoca rinascimentale: l’Umanesimo racconta a tutti i livelli un innovazione nella forma e soprattutto nella funzione e fruizione della musica colta, con lo sviluppo delle sue forme peculiari, corrispondenti alle stesse forme poetiche e letterali in contemporaneamente in uso,- frottole, barzellette, cacce, strambotti, odi, villotte, arie per le ottave declamatorie-, termini e forme “nuove”, in campo musicale, che segnarono la produzione di oltre un secolo.
La musica e la rappresentazione, da sempre unite da un connubio perfetto, diventano ora forma essenziale di quelle espressioni che per secoli hanno caratterizzato la produzione occidentale e in particolar modo italiana: l’ideale dell’ “opera” e della Commedia dell’Arte, o, per meglio dire, proto-opera e proto-commedia. Alcuni degli esempi di questa fase storica, rimangono pietre miliari dello sviluppo di queste arti, come La fabula di Orfeo di Angelo Poliziano, rappresentata a Mantova nel 1480, la prima testimonianza di un opera volgare della quale conosciamo testo, compositori e interpreti che collaborarono, spazio e macchine teatrali – un opera prima dell’opera. Riguardo la proto-commedia, occorre una breve riflessione, l’analisi delle fonti e dei testi, dei nomi e delle azioni dei personaggi decritti nella produzione musicale, velati, a prima vista, da una complessa interpretazione. La tecnica tipica del Quattrocento, è quella del raccontare, esclusivamente nel repertorio profano, immagini e personaggi noti nella cultura trasversale, quella della società che contemporaneamente ne riconosce forma e significato. La citazione popolare è la chiave di lettura di molti brani di matrice frottolistica e non solo. Per citazione popolare si intendano tutte quelle
caratteristiche testuali inserite nei componimenti a somiglianza, per quanto estremamente colta, del mondo orale, della tradizione popolare dell’epoca: testi complicati che in verità, con questa chiave di lettura, raccontano di proto-maschere della commedia, personaggi favolosi, cavalieri impossibili, amori irrisolti. Il teorico fiammingo Tinctoris, attivo in Italia nella seconda metà del XV secolo, riassume perfettamente la percezione della musica nella sua società: … Eleva la mente terrena\ storna la cattiva volontà\allieta gli uomini\risana i malati\llevia le fatiche\incita gli animi alla battaglia\attira amore\accresce l’allegria del convito\Dà fama a chi la pratica\conduce le anime alla beatitudine. Così a distanza di secoli Anonima Frottolisti tenta un’istantanea dell’Umanesimo musicale di corte, dividendo il percorso in cinque quadri: della Corte e del Potere, dell’Amore, della Festa, Danzasi come ovvero della Danza, della Fede.